Il motore di ricerca degli studiosi di Seneca
Personaggio: Pirro
Re d’Epiro
Postaci dzieci w tragediach Seneki (Quid liberi meruere?)
l’atteggiamento favorevole di S. nei confronti dei bambini, testimoniato dalla descrizione del piccolo Marco Lucano in HLV, trova riscontro anche in TRG, in cui si pongono in luce le conseguenze della propensione all’ira, tipica dei fanciulli, nell’età adulta
Umanità e poesia nelle Troiane di Seneca
confronto di TRD con i modelli (Eur. Tr.; Hec.); originalità di S.; sviluppo scenico tale da rendere possibile la rappresentazione teatrale di TRD; umanità dei personaggi (soprattutto Andromaca, a cui fa da contrasto il “tiranno” Ulisse).
Lucius Annaeus Seneca, Die Troerinnen, Deutsch von Max Schmitt-Hartlieb
traduzione tedesca di TRD; riflessione sulle traduzioni in prosa e in versi
L’écriture incarnée
Considerazioni sulla messa in scena di TRD; importanza della retorica; potere demiurgico della parola
L’attribuzione dei vv. 166-167 delle Troiane di Seneca come soluzione di un problema drammaturgico
l’attribuzione di TRD 166-167 ad Agamennone (anziché 166 a Taltibio e 167 al coro) consente di ben inserire la scena del messaggero e il successivo alterco tra Pirro e Agamennone nel complesso della costruzione drammatica
Il carattere retorico delle tragedie di Seneca
carenze estetiche di TRG; dialogo come unico genere letterario adatto alla tematica morale propria di S.; esempi di passi di TRG aventi un chiaro carattere retorico (prologo di HFU; caratterizzazione di Atreo in THS come prototipo del tiranno; contrasto tra Pirro ed Agamennone su meriti e demeriti di Achille in TRD); tratti asiani del teatro di S.
Inszenierung Senecas
breve storia delle rappresentazioni di TRG dalla fine del Quattrocento in avanti; l’esperimento della rappresentazione di TRD nel 1992 da parte di studenti dell’Istituto di Filologia classica dell’Università di Monaco: descrizione, caratteristiche, problemi di linguaggio e di messa in scena; il diario delle attività dalla lettura alla prima rappresentazione
Nomen/omen: poetica e funzione dei nomi (Plauto, Seneca, Petronio)
interpretazione etimologica dei nomi in Plauto, S. e Petronio; in S. è riconoscibile l’adattamento del suono al senso e la rifrazione sul nome di intenzioni dell’autore mediante un’accentuazione di valori o artifici linguistici e sintattici; passaggio in S. dell’antroponimo dal tipo denotativo a quello connotativo (il nome proprio, di per sé privo di significato, ne ha ormai in S. acquistato definitivamente uno, quello che le vicende solidali al personaggio gli hanno attribuito); uso del lessico della parentela, frutto di una scelta ideologica dell’autore S., capace di orientare il racconto secondo il senso da lui voluto; il nome è maschera, sostituzione di una maschera metaforica a quella reale.
Plutarch, Pyrrh. 13, ἄλυς ναυτιώδης
esegesi dell’espressione ἄλυς ναυτιώδης, “noia nauseante”, riferita a Pirro in Plut. Pyrrh 13; essa deriva dall’uso traslato di nausia in PST 24, 26; Plutarco adatterebbe così anacronisticamente a Pirro un concetto esistenziale più tardo
Persistence of Virgilian memories
reminiscenze virgiliane ed ovidiane in NTR: in III, 27, 14 S. cita Ov. met. I, 290 avendo però in mente Verg. A. II, 460 e sostituisce latent ovidiano con labant virgiliano.